Già in quella che ormai a pieno titolo possiamo chiamare l’era pre-covid, il significato della parola salute, da mera assenza di malattia fisica, aveva ampliato i suoi orizzonti, arrivando ad includere il concetto di benessere, soprattutto dal punto di vista psicofisico. Dal secondo dopoguerra in poi, l’attenzione nel nostro paese verso il tema dello “star bene” ed “essere in forma” si è progressivamente consolidata. Grazie al boom economico, questo fenomeno ha successivamente accompagnato, a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, la forte crescita del settore dell’estetica professionale, fino ad orientarsi verso il più completo “riequilibrio psicofisico”, che ha visto crescere esponenzialmente il settore delle spa e dei centri benessere nell’ultimo decennio.
Un esempio molto calzante dell’evoluzione del concetto di benessere negli ultimi venti anni è il cambiamento dell’importanza attribuita al sonno. Mentre in passato il riposo notturno veniva percepito come un’interruzione della produttività, più recentemente la possibilità di dormire un congruo numero di ore è diventato quasi un lusso per molte persone, visto che ben 7 italiani su 10 soffrono di disturbi del sonno[1] a causa di ansia e stress, e dal punto di vista dei consumi questo si è tradotto in una crescita costante della vendita di dispositivi in grado di valutare la quantità e la qualità del riposo notturno.
Ma non è tutto. Proprio nel 2011 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha modificato la definizione stessa di salute, abbandonando quella del 1948, in base alla quale essere in salute significava godere di “uno stato di completo benessere fisico, mentale, psicologico, emotivo e sociale”. La nuova definizione, partorita dopo 2 anni di dibattito scientifico, afferma infatti che la salute oggigiorno è da intendersi piuttosto come “la capacità di adattamento e di auto gestirsi di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive”. Questa nuova definizione, dunque, pone in particolare rilievo le capacità dell’individuo di mantenersi in buona condizione fisica attraverso le scelte compiute quotidianamente. Se prima quindi il buono stato di salute di una persona veniva messo in relazione con gli strumenti (economici, sociali e scientifici) a sua disposizione, adesso è considerato il frutto delle sue capacità, oltre che della sua volontà, di adattarsi a ciò che accade dentro ed intorno a lui.
A dimostrazione dell’importanza della motivazione del singolo nel raggiungimento del proprio equilibrio psicofisico, è interessante evidenziare come secondo un recente studio nel campo del benessere, oggi per i consumatori lo star bene sia direttamente collegato all’essere felici, ma nonostante ciò molte persone sono consapevoli di non dare la giusta priorità alle principali pratiche di benessere[2]. Fare più attività fisica, bere più acqua e dormire meglio sono infatti dei buoni propositi molti diffusi, ma nella maggior parte dei casi, per vari motivi, non vengono perseguiti con costanza.
Il ruolo della “motivazione” nel perseguimento del proprio benessere psicofisico è stato dimostrato anche dall’avvento della pandemia, che, riprendendo la nuova interpretazione dell’OMS del concetto di salute, può essere considerata come la sfida sociale, fisica ed emotiva per eccellenza. Il lockdown prima e la crisi sanitaria poi hanno infatti accresciuto enormemente il bisogno di benessere degli individui, che si è concretizzato in quello che gli esperti hanno definito il “beauty effect”, ovvero un’impennata delle vendite dei prodotti di skincare nel primo quadrimestre del 2020.
L’ansia, lo stress e la sensazione di precarietà, che si sono fatte strada dall’inizio della pandemia, hanno infatti determinato una necessità, sempre più pressante rispetto al passato, di ritagliarsi dei momenti dedicati a sé stessi, per ritrovare la calma e la serenità necessari ad affrontare le difficoltà del momento. Ecco quindi che la beauty routine, i trattamenti estetici e le lezioni in palestra hanno acquisito quasi un valore terapeutico, fenomeno accompagnato da una minore sensibilità al prezzo di questi prodotti e servizi, e una maggiore attenzione alla sicurezza offerta nelle strutture.
Il centro estetico in particolare rappresenta un luogo emblematico in cui il consumatore può trovare risposta a questo più cogente bisogno di benessere olistico, e ciò rappresenta sicuramente una grande opportunità per il settore dell’estetica nel prossimo futuro. Per coglierla a pieno non si potrà semplicemente arricchire l’offerta dell’istituto di trattamenti specificatamente dedicati al benessere, come massaggi e rituali, ma occorrerà enfatizzare da un punto di vista strategico l’efficacia nel combattere ansia e stress delle pratiche legate alla cura del viso e del corpo.
In considerazione dell’importanza della componente motivazionale nel raggiungimento degli obiettivi legati al benessere, l’estetista/consulente di bellezza sarà chiamata sempre di più a svolgere un’importante funzione educativa e di stimolo nei confronti delle proprie clienti, con l’obiettivo di guidarle nel rispetto delle più importanti pratiche di benessere quotidiano, in sinergia con altre figure specialistiche, come il nutrizionista e il personal trainer. Questo ruolo di wellness coach rappresenta una grande sfida per il settore, perché richiede una maggiore valorizzazione della professione da parte delle istituzioni, attraverso un ripensamento del percorso di studi che porta al conseguimento del titolo, unica strada in grado di dare la possibilità all’estetista di interfacciarsi alla pari con le altre figure professionali gravitanti attorno al tema dello “star bene”.
Tratto da Les Nouvelles Esthétiqués – Italia n. 368